L'idea di questo blog nasce mentre ero ancora in giro per la Namibia con i miei compagni d'avventura. Avevamo tutto quello che ci occorreva: le foto, un diario di viaggio e la voglia di raccontare un'esperienza fantastica.

Tappa Nr. 16: Waterberg

21 agosto 2007

Questa mattina (al contrario di quella precedente) non abbiamo avuto problemi per il pagamento della colazione. Questa volta, infatti, ci siamo fatti rilasciare dalla reception un pezzo di carta nel quale si attestava che la nostra prenotazione includeva la prima colazione. Partiamo per il Waterberg dove arriviamo intorno alle 13.30. Il resort è ricavato sulle pendici dell'altopiano del Waterberg e per arrivare ai nostri lodge bisogna inerpicarsi con il fuoristrada per una strada ripida e con qualche tornante. Più a valle c'è la reception. Il posto è stupendo, i lodge sono belli e puliti, ognuno ha il suo posto auto al coperto e dalla veranda si gode uno splendido panorama. Per le 14.30 abbiamo un'escursione nel parco già prenotata dal nostro tour operator. Nel Waterberg, al contrario dell'Etosha, non è possibile girare con i propri mezzi ma bisogna avvalersi di una guida del parco che ti porta fino in cima all'altopiano con un mezzo debitamente attrezzato. Durante l'escursione ci portano in due zone di avvistamento dove ci sono delle pozze d'acqua. Nella prima vediamo un rinoceronte (finalmente, era l'unico animale che ci mancava) mentre nella seconda avvistiamo un branco di bufali. L'altopiano del Waterberg è molto bello e da lassù si gode un panorama fantastico, l'unico incoveniente è che è diffcile arrivarci a causa di strade strette e tortuose e del fondo sabbioso che si trova proprio sull'altopiano dove solo le guide esperte possono girare con il loro fuoristrada senza insabbiarsi. Rientriamo al tramonto e fa molto freddo. Per fortuna la nostra guida fornisce tutti di mantelle molto pesanti che tengono caldo. Alla sera si va al ristorante del resort. Il posto è bello, molto chic e si mangia bene.

Tappa Nr. 15: Etosha Park, Namutoni

20 agosto 2007

Dopo la solita colazione ci viene chiesto di effettuare il pagamento. Al cameriere facciamo presente che la nostra prenotazione era B&B ovvero Bed & Breakfast ma non ne vuole sapere. Dopo esserci chiariti con la reception tutto fila liscio e possiamo andarcene senza pagare la colazione. Lo stesso problema l'abbiamo avuto ad Ai-Ais e ad Okaukuejo. Sembra che nei lodge gestiti dallo stato namibiano ci sia qualche problema quando la prenotazione è di tipo B&B. Riprendiamo il nostro giro per il parco in direzione Namutoni. Nell'escursione odierna avvistiamo un leone con due leonesse, giraffe, gnu, zebre e dei facoceri. In più avvistiamo dei sciacalli che si contendevano la carcassa di un animale con un paio di avvoltoi. Arriviamo a Namutoni. Il lodge è molto bello anche se il bagno è una specie di open space il cui ingresso è sprovvisto di porta. Tuttavia l'architettura del lodge è tale per cui doccia e servizi igenici rimangono nascosti per chi rimane nella zona notte/soggiorno. Davvero bello e innovativo. Poco distante dal nostro lodge facciamo la 'conoscenza' di alcuni simpatici animaletti che scavano nel terreno come forsennati. Sono delle manguste, molto carine e per nulla spaventate dalla presenza dell'uomo a patto di non avvicinarti troppo perchè allora si allontanano. La cena alla sera è davvero ottima. La solita selvaggina (orice, springbok e struzzo) e in più del buon pesce. Ottima birra e per finire degli ottimi dolci. A Gianni si sono rotti gli scarponi, le gomme della tomaia si sono scollate. Siamo quasi alla fine del nostro lungo viaggio e anche gli scarponi sentono il peso dei chilomentri.

Tappa Nr. 14: Etosha Park, Halali

19 agosto 2007

Sveglia di buon mattino come al solito, colazione (ottima) sotto il tendone da circo e poi partenza per un'altra giornata nell'Etosha. Anche oggi la nostra escursione è stata proficua per le foto: abbiamo visto zebre, giraffe, orici, kudu e una leonessa. Un paio di elefanti ci hanno sorpreso sulla destra. Dietro una fitta vegetazione è apparso all'improvviso un'elefante. appena ci ha visto ha scrollato la testa. Alberto ha fatto retromarcia e gli ha lasciato il passaggio. Dietro di lui c'era un elefantino e il suo occhio vigile ci ha osservato fintanto che il piccolo non è uscito dalla nostra visuale. A questo punto anche l'elefante ha ripreso il suo cammino e noi abbiamo potuto riprendere il nostro. Ci siamo poi diretti verso il lago salato dove il nulla regna sovrano e la terra è così secca che si spacca sotto il sole cocente. Arrivati al punto di osservazione ci si deve fermare perchè la strada finisce e non è possibile proseguire. Di fronte a noi c'è soltanto un'arida distesa di cui non si riesce a vederne la fine e se non ci fosse la strada in terra battuta bisognerebbe avere una bussola con sé per potersi orientare. Anche qui incontriamo una coppia di italiani e dopo i doversosi saluti riprendiamo la nostra strada per Halali. Anche il lodge di Halali è molto bello ed è composto da un piccolo salotto, il bagno, un'ampia camera da letto; all'esterno c'è una zona dove poter cucinare la carne alla griglia e il posto per l'auto. Diciamo che lo spazio per due persone abbonda. A differenza di Okaukuejo qui il ristorante non è sotto un tendone e si mangia molto bene. Come al solito carne di orice e springbok il tutto accompagnato da un buono spumante sudafricano.

Tappa Nr. 13: Etosha Park, Okaukuejo

18 agosto 2007

Partiamo dall'Ermo Game Farm in direzione del parco dell'Etosha dove arriviamo intorno a mezzogiorno. Per poter entrare bisogna compilare una serie di documenti e pagare l'ingresso che, per quattro persone per un periodo di tre giorni, ammonta in totale a 970 N$ (10 N$ = 1 €). L' Etosha National Park copre attualmente un'area di 22912 chilometri quadrati mentre in origine (1907 anno in cui l'area venne proclamata parco nazionale) l'estensione era di circa 80000 chilometri quadrati. Il parco è l'estensione del Kalahari che ha il suo centro nel Botswana e che in parte si protende fino in Namibia. Arrivati al resort di Okaukuejo ci chiedono 500 N$ di cauzione che ci verrano restituiti quando lasceremo il lodge poi, una volta terminate le formalità burocratiche, cominciamo a guardarci in giro per prendere confidenza del posto. Il resort è un piccolo paese completamente recitanto dotato di ufficio postale, supermarket e stazione di servizio. I cancelli d'ingresso vengono chiusi dopo il tramonto (ovvero dopo le sei di sera) e riaperti all'alba, questo per evitare che gli animali possano entrare nel resort. Un pozza artificiale dove vanno ad abbeverarsi gli animali si trova proprio in prossimità di una di queste recizioni. Qui i turisti possono assistere all'arrivo degli animali che vengono a dissetarsi senza dover andare a zonzo per il parco. I nostri appartamenti si trovano proprio davanti a questa pozza ed è molto bello stare comodamente seduti aspettando l'arrivo degli animali. Tutta la gente rimane in religioso silenzio e quando sono arrivati gli elefanti l'emozione fu tale che ad un certo punto smisi di scattare foto e per godermi lo spettacolo in tutta tranquillità. Unico inconveniente è la puzza di questi pachidermi. L'odore è nauseabondo e ricorda molto il sapore di uova marce che ha l'acqua sulfurea nei centri termali. Nel pomeriggio facciamo un giro nel parco con il nostro fuoristrada. Al supermarket vendono una pianta del parco con le zone di avvistamento più interessanti ed è possibile girare liberamente senza una guida, l'importante è non uscire mai dalla vettura e dare sempre la precedenza agli animali. Durante la nostra escursione avvistiamo alcune giraffe, un paio di leoni le solite antilopi e gli elefanti. Al rientro si va a cena. Purtroppo il ristorante è in fase di ristrutturazione e si mangia sotto un grande tendone che ricorda molto quello di un circo. La pulizia non è un gran che ma bisogna adattarsi, spero soltanto che adesso il ristorante l'abbiano completato (quando eravamo la sembravano a buon punto). Finito di mangiare torniamo ai lodge. Durante la breve camminata che separa il ristorante-circo dalle nostre abitazioni siamo accompagnati dal raccapricciante ululato delle iene che si trovano al di la della recizione, in mezzo alla savana. I loro versi ti fanno venire la pelle d'oca. Andiamo a dormire ma tutte le volte che gli animali vanno ad abbeverarsi alla pozza il loro odore nauseabondo giunge fino a noi e ci sveglia. Il posto è però davvero eccezionale, i lodge sono confortevoli, puliti e molto belli e poi siamo finalmente giunti nell'Africa dei leoni, degli elefanti e delle giraffe. Questa è la Namibia, ogni posto che visiti è un mondo nuovo.

Tappa Nr. 12: Ermo Game Farm

17 agosto 2007

Sono quasi le nove e partiamo in direzione dell'Ermo Game Farm. Questa è una tappa di avvicinamento all'Etosha Park. Purtroppo era impossibile coprire il tragitto dal Kunene River Lodge alle Etosha in un sol giorno, infatti l'ingresso alle Etosha viene chiuso dopo le sei di sera. Dal Kunene River Lodge abbiamo costeggiato il fiume fino a Ruacana. Nel nostro piano originale non era prevista questa strada in quanto ci era stata fortemente sconsigliata. Stando alle indicazioni la strada era molto dissestata e difficilmente percorribile, anche per un 4x4. Il proprietario del Kunene River Lodge, invece, ci ha assicurato che la strada era in buono stato e facilmente percorribile. In effetti la strada era bella non abbiamo avuto nessun problema. Arrivati a Ruacana abbiamo fatto sosta dal benzinaio per fare il pieno. Gianni, Luana e Alberto hanno fatto shopping nel piccolo supermarket della stazione di servizio. Ripartiamo per la seconda parte della tappa. Alcuni tratti di strada sono asfaltati, altri erano in preparazione per essere asfaltati. Arriviamo ad un posto di blocco della polizia e mi chiedono la patente internazionale (per le auto a noleggio in Namibia non è previsto il libretto di circolazione). Sul momento ammetto di essermi un po' preoccupato. Il poliziotto, un uomo di colore grande come una montagna, era invece molto simpatico. Quando ha visto che eravamo italiani ha incominciato a snocciolare una sequenza di nomi di calciatori (Roberto Baggio, Paolo Maldini e poi non mi ricordo più chi) per completare il tutto con la mitica frase: “Campioni del Mondo!!!”. Mi sembrava inutile mettermi a spiegare che Baggio non gioca più a calcio da un pezzo. Ripartiamo senza problemi e da lì a poco arriviamo all'Ermo Game Farm. Ci offrono subito una torta e del tè come benvenuto, per la grande gioia di Gianni (e anche un po' quella di tutti noi). L'Ermo Game Farm è un lodge molto bello. L'atmosfera è familiare, il servizio è ineccepibile e le camere sono pulite. Il lodge si trova non molto lontano dell'Etosha Park per cui se non si trova posto nei lodge all'interno del parco, questo posto è una valida alternativa. Al suo interno si possono fare anche delle lunghe camminate per vedere gli animali selvatici in completa sicurezza (noi abbiamo visto solo un millepiedi gigantesco) ma altri ci hanno assicurato di avere visto giraffe, zebre e struzzi. Alla sera si cena in un'atmosfera familiare. C'è un grosso camino per scaldarsi nelle fredde notti namibiane e il tavolo lo si divide con gli altri ospiti del lodge (un po' come al Kulala soltanto che qui l'atmosfera è decisamente più cordiale). Conosciamo un gruppo di turisti di Monza (ci sono più italiani in Namibia che sugli autobus di Milano) facciamo quattro chiacchere e poi a letto. Nella camera di Alberto e Luana c'è un grosso ragno. I lodge sono in mezzo alla savana e bisogna avere la precauzione di chiudere bene porte e finestre altrimenti qualche insetto potrebbe anche entrare. Purtoppo il ragno si è imboscato bene e non riusciamo a stanarlo. Luana e Alberto si rassegnano a condividere il loro lodge con un ragno.

Tappa Nr. 11: Kunene River

16 agosto 2007

Alla mattina facciamo quattro passi tra la vegetazione in cui è immerso il lodge. Il posto è molto bello, gli appartamenti sono ben tenuti e puliti. Anche la zona per il camping mi sembra bene attrezzata. Il lodge è immerso nel verde e tra la vegetazione ci sono banani e una strana pianta i cui frutti sembravano limoni dal gusto particolarmente aspro. Ci sono scoiattoli e una grande varietà di uccelli. Il posto è il paradiso degli escursionisti. Si possono fare gite in barca, con i quad, rafting e trekking. Alcune delle escursioni durano più giorni e bisogna portarsi zaino e tenda. Noi non avevamo molto tempo per cui abbiamo optato per i quad e la gita in barca.
Alle dieci partiamo con i nostri quad e una guida che ci porta lungo le rive del Kunene. Al di la dei suoi argini il fiume crea delle zone in cui l'acqua scorre creando una serie di piccoli torrenti e ruscelli che si possono guadare facilmente con le nostre moto a quattro ruote. Il divertimento è assicurato. Facciamo una sosta e beviamo qualcosa che ci viene offerto da quelli del lodge. Tra le bevande a disposizione c'è anche l'acqua che la nostra guida, con una punta di orgoglio, ci dice che è acqua del Kunene che purificano e imbottigliano loro. Rabbrividisco pensando che la sera prima mi ero bevuto due di quelle bottigliette... Va be', mi dico, ho fatto tutte le vaccinazioni proprio per questo. Comunque alla sera ho bevuto birra. Continuiamo il nostro giro a caccia di coccodrilli ma non troviamo neanche uno, chissà forse il rumore delle nostre moto gli avrà fatti scappare tutti.
Comunque ci siamo divertiti. Torniamo al lodge pieni di polvere e dopo una doccia siamo pronti per l'escursione pomeridiana sul Kunene. L'imbarcazione è una sorta di chiatta ai cui lati sono ancorate due file di panchine. Partiamo per il nostro giro alla ricerca di uccelli e coccodrilli. La nostra guida è il proprietario del lodge, un bianco dai tratti somatici marcatamente anglosassoni, una specie di Indiana Jones di mezza età. Ci racconta che aveva temuto che la piena di quest'anno innondasse il suo lodge ma per fortuna ciò non è accaduto. La guida ha una vista da falco e riesce a vedere i coccodrilli anche in mezzo ai rami. Facciamo una sosta (naturalmente sulla sponda namibiana) e poi torniamo indietro col tramonto. Lo spettacolo è eccezionale, un tramonto speciale, africano, quasi meglio delle dune. Ho solo un rimpianto, quello di non aver passato più tempo sul Kunene e di non aver potuto usufruire delle altre escursioni.
Alla sera si mangia sul pontile che si affaccia sul fiume. Il posto è illuminato dalle candele creando un'atmosfera unica, particolare, difficile da descrivere. Con grande stupore mi accorgo che non c'è l'ombra di una zanzara. Per noi la temperatura è più che gradevole ma, forse, per le zanzare namibiane è pur sempre inverno. Intanto mi bevo il mio Dom Perdro Amarula (un drink a base di gelato e amarula, un liquore dolce sudafricano) e mi godo il lento scorrere dell'acqua. E' tardi, alle dieci spengono il generatore e non c'è più corrente. E' ora di andare a letto.

Tappa Nr. 10: Epupa Falls

15 agosto 2007

Partiamo come sempre alla buon'ora per le Epupa Falls. Il programma originale non prevedeva questa tappa, tuttavia il giorno precedente abbiamo incontrato una coppia di italiani che proveniva dalle cascate e ci hanno detto che quest'anno il fiume era in piena e lo spettacolo era davvero unico. In effetti prima di andare a vedere le Epupa Falls è bene accertarsi che vi sia acqua in abbondanza in modo tale da poter godere di un bello spettacolo. La tappa di oggi prevede quindi una deviazione per le cascate per poi andare al nostro lodge sul Kunene (come previsto da programma) entro sera. L'unico problema è il carburante. Da questo momento non ci sono più distributori fino alla nostra tappa in direzione Ermo Game Farme. I chilometri, con la deviazione, sono tanti e rischiamo di rimanere a secco lontani da un distributore. Un tizio del lodge chiama un suo amico a Ongawati che vende carburante. il paese è più o meno sulla strada per le Epupa Falls per cui ci va bene. il tizio ci tiene una tanica di carburante. Arrivati ad Ongawati cerchiamo il tizio che vende il carburante. Il posto è una specie di officina e ci troviamo di fronte una donna Herrero con un gran senso per gli affari. Anzitutto ci dice che non ha gasolio ma solo benzina (e il nostro pick-up, guarda caso, va proprio a gasolio). Ci dice che il gasolio se lo deve procurare e che sarà disponibile al nostro rientro dalle cascate. il problema è che vuole i soldi in anticipo. Non abbiamo scelta: paghiamo e ci dirgiamo alle cascate, sperando di trovare il nostro gasolio al ritorno. Sulla strada per le cascate incontriamo un gruppo di pastori angolani che tornavano al loro paese. Guidavano una mandria di almeno duecento capi. I bovini occupavano l'intera carreggiata della strada e con il fuoristrada non riuscivamo a superarli. Intrappolati in mezzo agli animali procedavamo a passo d'uomo. Ad un certo punto uno dei pastori a cavallo, il più anziano, ci fa cenno se abbiamo dell'acqua. In auto abbiamo un paio di bottiglie uno dei giovani del gruppo si avvicina al finestrino e gli diamo una bottiglia. Il ragazzo ci ringrazia calorosamente, gli occhi gli diventano lucidi, probabilmente era da tempo che non bevevano e il sole picchiava forte. Il ragazzo inizia a correre davanti a noi per spostare il bestiame e lasciarci lo spazio per superare. Per un po' riusciamo a proseguire poi ci troviamo di nuovo intrappolati nella mandria. il ragazzo ci fa ancora strada. Gli diamo l'altra bottiglia. Ci ringrazia ancora. Ha un grande sorriso e nonostante il taglio di capelli che sembra un moicano ha l'aria da bravo ragazzo. Per la prima volta da quando sono in Africa ho percepito con mano la miseria e il valore di un goccio d'acqua. Se pensiamo a quanta ne sprechiamo noi... Sono stato comunque contento che, nonostante la povertà, si può ancora trovare tanta bontà d'animo e onestà. Ho un solo rimpianto. Nel cassone del pick-up avevamo altri quindici litri d'acqua. Avremmo dovuto fermarci e daglierne almeno altri dieci, ma non l'abbiamo fatto. Non per egoismo e nemmeno per paura (si vedeva chiaramente che quei pastori erano brava gente) ma forse solo per pigrizia. Quando ci ripenso mi sento ancora in colpa. Alla fine il ragazzo riesce a spostare tutti i capi dalla strada, li superiamo e proseguiamo.

Arriviamo alle Epupa Falls. La deviazione ne è valsa la pena, lo spettacolo è davvero unico. Dopo chilometri e chilometri di deserto ci troviamo di fronte ad una striscia di florida vegetazione. Una spessa linea verde tracciata sull'eterno marrone del deserto. L'acqua nebulizzata sale dal fondo delle gole formando arcobaleni i cui colori scintillano alla luce del sole africano. Il suono delle cascate copre le nostre voci con la sua assordante cacofonia e molto spesso finiamo con il parlarci a gesti. Sull'altra sponda del fiume inizia il territorio angolano. In prossimità delle cascate c'è un camping che impedisce di costeggiare una parte del fiume. Ma va bene anche così. Dopo un giro alle cascate riprendiamo la strada in direzione del nostro lodge sulle rive del Kunene. Passiamo per Ongawati per ritirare il gasolio. Quando ci portano la tanica Alberto ha il dubbio che sia benzina. Inizia un'estenuante trattativa per portare via la tanica in modo tale da far controllare da qualcuno se quello è veramente gasolio o benzina. Ma il tizio non ne vuole sapere. La tanica non la vuole mollare, bisogna riempire il serbatoio subito. Arriva un altro ragazzo e ci assicura che quello nella tanica è gasolio. Ha la faccia onesta ma il dubbio ci rimane. Decidiamo allora di farci riempire due taniche di plastica da cinque litri. Naturalmente perdiamo i soldi che abbiamo anticipato ma intanto abbiamo almeno dieci litri di carburante (che non siamo ancora sicuri se sia benzina o gasolio). Dopo qualche chilometro decidiamo ugualmente di mettere nel serbatoio il carburante che ci hanno dato. Il fuoristrada non ha nessun problema, evidentemente era gasolio.

Arriviamo prima del tramonto al Kunene River Lodge. Il posto è bello e ci attendono due giorni di riposo in riva al fiume.

Tappa Nr. 9: Opuwo

13 agosto 2007

Partiamo in direzione Opuwo per incontrare una guida che ci porterà a visitare un villaggio Himba. viaggio tranquillo, facciamo la prima sosta dopo 200 Km. Giunti a Palmawg la strada è sbarrata da un cancello. E' accaduto altre volte, durante il nostro viaggio, di incontrare dei cancelli lungo la strada. In genere servivano per delimitare proprietà private dove era però possibile transitare con il proprio mezzo. Il cancello era solo appoggiato ed era sufficente aprirlo per poter passare. Naturalmente il cancello andava sempre richiuso dopo il passaggio. Questa volta il cancello delimitava l'ingresso di una riserva faunistica. Tre ragazzi aspettavano l'arrivo di un mezzo per poter vendere una sorta di portachiavi realizzato intarsiando uno strano frutto particolarmente duro ma leggero. Su questo frutto (poco più grande di una noce) vengono intarsiati disegni raffiugranti animali come giraffe, zebre, elefanti ed in più ci incidono anche il tuo nome. Devo dire che qui i ragazzi sono stati particolarmente tediosi anche se l'oggetto che vendono è un ottima idea regalo da portare a casa (credo che sia un oggetto più unico che raro dalle nostre parti). In più c'è da dire che buona parte di questo prodotto artigianale è realizzato da giovani disoccupati che al nord della Namibia sono numerosi. Soltanto dopo l'acquisto è saltato fuori il guardiano e ci ha aperto il cancello. Arriviamo ad Opwuo. La città mi ricorda Mogadiscio quando la si vede al telegiornale per commentare la solita guerra tra insorti e truppe governative. La città non ha niente a che vedere con quelle viste fino ad ora, in particolare Swakopmund e Windhoek. Qui la povertà si vede, ma in un certo senso la potrei definire dignitosa. Quando abbiamo iniziato a fare quattro passi in giro per le strade temevo per la mia macchina fotografica e per i soldi che mi ero portato dietro. In realtà, a parte quattro ragazzini che hanno dato un'occhiata preoccupante alla macchina fotografica di Alberto (questo ti può capitare anche dalle nostre parti), la città era sicura e la gente era cordiale, ti salutavano anche quando ti incontravano sul marciapiede. Passeggiando per le vie si vedono le donne Himba che attraversano la strada seminude oppure donne Herrero con i loro sgargianti vestiti. La cosa più bizzarra è entrare in un supermercato ad Opuwo. La modernita e la tradizione convivono l'una accanto all'altra apparentemente senza problemi. Arrivato alla cassa (con lettore ottico per il codice a barre e display multicolore a cristalli liquidi) c'erano davanti a me due persone. La prima era un uomo di colore in giacca e cravatta e una ventiquattr'ore in mano. La seconda era una donna Himba scalza e seminuda con in braccio un bambino. La scena faceva quasi tenerezza. Tradizione e modernità, riti tribali e tecnologia. Sembrava impossibile ma in quel momento i due mondi vivevano l'uno accanto all'altro senza creare apparenti fratture o contrasti. L'immagine è ancora chiara nella mia mente, come un'istantanea. Credo che solo in pochi paesi al mondo sia possibile vedere cose del genere. C'è solo da sperare che duri.

14 agosto 2007

Alla mattina si parte per la nostra escursione al villagio Himba. A farci da guida sarà una donna del posto che si fa chiamare Queen Elizabeth. Elizabeth è una Himba ma che non vive più nel suo villaggio da quando ha sposato (più di vent'anni fa) suo marito, un uomo della tribù Herrero. Quando è nata ad Elizabeth fu dato un nome Himba. In seguito venne battezzata con il nome Elizabeth. Sembra che l'appellativo 'Queen' gli sia stato dato da una coppia di inglesi. Ci diamo appuntamento davanti al supermercato 'OK' di Opuwo. Elisabeth è un donnone che supera abbondantemente i cento chili. Si presenta con un cesto pieno di chincaglierie da vendere ai turisti. Per prima cosa si va al supermercato per comprare un po' di cose da portare al villaggio. Gli acquisti da fare ci vengono consigliati da Elisabeth: farina, tabacco e pane. Accompagnamo il figlio di Elisabeth a scuola e andiamo al villaggio. il posto si trova poco più di una ventina di chilometri da Opuwo ed è il villaggio dove è nata Elisabeth. Il posto è abitato da sole donne che si fanno vedere poco per volta. La sensazione che ci stavano aspettando e che buona parte di questi villaggio vivono sulle visite dei turisti è forte. Nonostante questo la visita è interessante. Le capanne sono realizzate con fango e sterco di vacca. Al loro interno c'è fresco e sicuramente rappresentano un valido riparo sia per il caldo dell'estate sia per il modesto freddo che c'è al nord della Namibia durante i mesi invernali. Facciamo conoscenza della sorella di Elisabeth che ci mostra come viene fatta la crema che donne Himba si cospargono sulla pelle. La crema è ottenuta impastando polvere di ocra e burro, non è unta e una volta spalmata sulla belle dona un colore rosso alla propria epidermide. Un'altra particolarità delle donne Himba è quella di non lavarsi ma di profumarsi con una sorta di incenso i cui fumi vengono utilizzati per profumare la pelle. Alla fine del nostro giro abbiamo acquistato alcuni manufatti. In buona parte sono collane, braccialetti e pendagli tutti impregnati della loro pasta a base di ocra e burro. Certo, forse qualcuno si potrebbe aspettare qualcosa di più originale che un tour guidato con acquisti finali. Il fatto è che, giustamente, anche gli Himba si sono fatti furbi e cercano di guadagnare qualcosa dal turismo. Tra l'altro l'acquisto dei loro manufatti ha due lati positivi. Oltre a dare i soldi direttamente nelle mani di chi ne ha bisogno si portano a casa manufatti originali dell'Africa che sono un regalo davvero unico, praticamente introvabile dalle nostre parti. E poi si incentiva lo spirito della privata imprenditoria anche tra le tribù più povere evitando così di cadere nell'errore dell'assistenzialismo o della carità. Terminato il nostro giro ci chiedono di accompagnare alcune donne con un neonato ad Opuwo. Le carichiamo sul cassone e ce ne torniamo in città. Una volta arrivati gli chiediamo dove dobbiamo lasciarle. Loro ci dicono che va bene lasciarle davanti al solito supermercato. Informandoci meglio su dove devono andare scopriamo che il bambino è nato prematuro, sta male e devono andare all'ospedale. Decidiamo allora di portarle direttamente all'ospedale dove le lasciamo alle cure dei medici. Ci ringraziano, noi salutiamo e riportiamo Queen Elizabeth sulla via principale di Opuwo. Qui incontriamo una donna Herrero. Gianni vuole fargli una foto ma ci vogliono dieci dollari namibiani (un euro). I soldi non li abbiamo, avevamo terminato i tagli da dieci dollari (spesi al villaggio) rimanendo solo con tagli grossi da cento dollari, impossibile chiedere il resto, allora Elizabeth paga lei i dieci dollari alla donna Herrero. Facciamo la nostra foto.
Torniamo al lodge anche questa giornata è giunta al termine.

Tappa Nr. 8: Twyfelfontain

11 agosto 2007

Partiamo da Swakopmund in direzione nord per arrivare a Twyfelfontain. Durante il viaggio incontriamo delle bancarelle improvvisate di un gruppo di Herrero. Ci fermiamo a fare degli acquisti: collanine e pietre. Credo che il modo migliore per portarsi a casa dei ricordi dalla Namibia sia proprio quello di comperare oggetti direttamente dalle tribù locali, si risparmia e ci guadagna chi ne ha più bisogno. Arrivati a Twyfelfontain andiamo a visitare la Burn Mountain e la Petrified Forest. I posti sono per veri appassionati di geologia, il turista medio potrebbe rimanere deluso da questi luoghi senza un minimo di passione per le scienze. La Burn Mountain è un luogo desolato, una montagnetta bruciata, nera come il carbone, antica eredità di quella che milioni di anni addietro fu una zona vulcanica. Qui abbiamo visto la fantomatica pianta che vive anche fino a mille anni. Alcune storie raccontano che basta dargli un po' d'acqua per vederla fiorire. Gente del posto ci ha assicurato che la storia è tutta inventata, la pianta fiorisce (come tutte le piante) quando arriva la stagione della fioritura. Ci siamo poi diretti a alla Petrified Forest. Lungo la strada abbiamo trovato diversi cartelli scritti a mano che indicavano Petrified Forest, in realtà sono abili azioni di marketing, sono delle bancarelle improvvisate che si spacciano per la mirabolante Petrified Forest. Arrivati alla vera Petrified Forest paghiamo l'ingersso per entrare nel parco. La visita la si può effettuare solo con una guida. In effetti i tronchi pietrificati riversi sul terreno sono un'occasione tropppo ghiotta per qualche vandalo o per qualche turista distratto. Anche questo posto può essere apprezzato veramente da chi è appassionato di geologia. La foresta pietrificata ha avuto inizio con una immensa innondazione che ha portato un gran numero di alberi da quello che oggi è il Sudafrica fino in Namibia. Li le piante si sono pietrificate dando origine ad un fenomeno più unico che raro se si pensa al gran numero di alberi pietrificati e al fatto che molti arbusti sono ancora pressochè interi.

Si fa sera e andiamo al lodge. Alloggiamo Al Twyfelfontain Country Lodge. Il posto è molto bello, sembra il Kulala Country Lodge ma se la 'tirano' di meno. I lodge sono grandi, spaziosi e immersi nella natura. C'è tempo per fare il bucato, il sole e il clima asciutto sono adatti per asciugare i panni, tra l'altro c'è una piccola veranda davanti agli appartamenti, comoda per stendere i panni. Andiamo a mangiare. I vialetti che dai lodge portano al ristorante sono abbastanza illuminati, noi comunque le torce ce le portiamo dietro. La cena è davvero deliziosa. A parte le bevande, per le pietanze ci si serve a buffet e praticamente si può mangiare senza limiti. Con grande sorpresa devo constatare che una parte del personale parla italiano. Probabilmente Twyfelfontain è una zona molto battuta dai nostri connazionali. La cena è superba, anche per la varietà dei piatti. Oltre al solito orice, springbok e kudu, per la prima volta ho mangiato il coccodrillo. Non male anche se, confrontato con l'orice, risulta un po' meno saporito. Comunque ci si può sempre rifare con i dolci che ve ne sono in abbondanza. Quasi sul finire della cena il personale (tutto di colore) si esibisce in canti e danze africane. I loro canti ricordano i Gospel degli afroamericani ed è davvero gradevole sapere che anche tra i giovani namibiani certe tradizioni canore continuano a sopravvivere. Fanno girare un piccolo cestino per un offerta da fare al personale che si è esibito. Pochi dollari namibiani per noi valgono poco ma per loro possono valere molto. Gli diamo qualche dollaro, altri tavoli fanno finta di niente e non danno nulla, comunque a fine serata la brava gente che ha dato qualcosa è senz'altro di più Si va a dormire e le stanze sono un po' buie, la luce è fioca e Gianni ha qualche problema a scrivere il suo diario di viaggio.

12 agosto 2007

Facciamo colazione e andiamo a visitare le incisioni rupestri, la grande attrazione di Twyfelfontain. Per entrare bisogna pagare e ci si muove accompagnati da una guida (come alla Petrified Forest). L'escursione è interessante, a tratti il percorso è un po' impegnativo ed è bene essere muniti di scarpe da trekking e non avere problemi di deambulazione. In alternativa si può scegliere un percorso meno impegnativo ma sensibilmente meno interessante. Le incisioni rupestri di Twyfelfontain sono ancora in parte avvolte nel mistero. Non si sa di preciso chi le abbia eseguite anche se, molto probabilmente, furono eseguite da cacciatori in quanto non vengono rappresentati animali domestici.
Nel pomeriggio, con un tour organizzato dal lodge, partiamo per un safari fotografico alla ricerca dell'elefante del deserto. Il mezzo è una sorta di camion con quattro ruote motrice che si è addentrato in posti impossbili da raggiungere per noi turisti. Dopo un po' di ricerca alla fine abbiamo trovato un gruppo di una quindicina di elefanti. Molto emozionante anche perchè è stato il nostro primo incontro con questi pachidermi. Sulla via del ritorno c'è stato il tempo per ammirare il tramonto. Dopo il tramonto il freddo si fa ancora sentire e Gianni, che non si era portato con sè la felpa ha patito del gran freddo.

Tappa Nr. 7: Swakopmund

9 agosto 2007

Partiamno da Sossuslvei in direzione Swakopmund verso mezzogiorno. Ci attende una tappa di 384 chilometri ed è meglio arrivare in città prima del tramonto. Io e Alberto ci alterniamo alla guida. Durante il mio turno cerco di andare un po' veloce onde evitare di trovarmi tra il deserto e la savana dopo il tramonto. Il percorso prevede l'attraversamento di due passi: il Gaub e poi di seguito il Kuiseb. Entrambi i passi mi costringono ad andare molto lentamente. La strada è dissestata e non esistono guardrail, e il tempo passa. Vedo il sole che incomincia a tramontare e, appena superati i due passi, incomincio a dare gas. La strada che va dal Kuiseb Pass a Walvis Bay è rettilinia, sembra non finire mai e, nonostante sia in terra battuta, invoglia a correre. Faccio alcuni tratti anche a 140 km/h. Alberto mi consiglia di moderare la velocità ma molto spesso raggiungo comunque i 120 km/h. Questo è un tratto di strada molto pericoloso e che trae in inganno. Molti turisti vedono la strada dritta e tendono a correre. Bisonga ricordarsi che la strada è comunque in terra battuta e non è raro incappare in buche o tratti dissestati. Al nostro ritorno a Windhoek (prima di tornare in Italia) abbiamo appreso che quattro spagnoli si sono ribaltati con la loro auto proprio nello stesso tratto di strada dove anch'io sono andato particolarmente veloce. Gli spagnoli hanno dato la colpa alla velocità sostenuta a cui stavano andando. Purtroppo due di loro erano particolarmente gravi ed erano stati trasferiti a Cape Town, in Sudafrica. Oggi mi rendo conto che siamo stati fortunati, forse è meglio affrontare una strda in Namibia dopo il tramonto che a 140 km/h in pieno giorno. Durante il tragitto ci imbattiamo in una colonia di babbuini. Ci fermiamo e facciamo un po' di foto. E' ormai il tramonto quando arriviamo a Walvis Bay ma da quel punto in avanti la strada per Swakopmund è asfaltata ed è ben tenuta per cui mi rilasso e mantengo un'andatura più tranquilla. Arriviamo all'Hotel à la Mer, alle 18:30. Per il giorno seguente Luana vuole andare a fare un'escursione guidata per vedere le foche. Lei ed Alberto prenotano l'escursione mentre io e Gianni optiamo per una giornata intera da dedicare alla città. Intanto si fa tardi e dobbiamo prenotare la cena per la sera. Il tizio dell'albergo ci consiglia un paio di posti. Uno è già tutto prenotato (anche per la sera seguente). Ne troviamo un'altro, molto bello il Zur Kupferpfanne, un ristorante che è anche un piccolo museo dove ci sono foto e cimeli dell'epoca coloniale tedesca. Il ristorante è gestito da un signora bianca dall'aspetto decismente teutonico, oserei dire prussiano. La cameriera di colore che è affidata al nostro tavolo è molto simpatica e ci porta il menu... in tedesco!!! Guardando bene mi accorgo che ad ogni pagina in tedesco c'è n'è un'altra in inglese, meno male... Gli avventori del ristorante sono tutti bianchi e parlano in tedesco, Swakopmund è un pezzo di Germania trapiantato in Africa. Decidiamo di mangiare pesce, perchè a Swakopmund si mangia pesce e perchè sono giorni che mangiamo solo carne. Ci prendiamo un antipasto di ostriche (sei a testa) un bel piatto pesce misto, dolce, acqua e due bottiglie di spumante. Il tutto per poco più di 500 $ Namibiani (circa 50 Euro) in quattro.


10 agosto 2007

Alberto e Luana sono partiti per l'escursione in mare mentre io e Gianni andiamo un po' in giro per la città. Swakopmund è un posto straordinario, ancora una volta la Namibia riesce a sorprenderci. Il giorno prima ci trovavamo immersi nelle sabbie del deserto e ora ci troviamo nel bel mezzo di una città prussiana di fine '800. I palazzi della città mantengono integralmente l'architettura coloniale tedesca, bellissimo il vecchio faro nonchè la prigione. Non mancano luoghi di interesse come il museo dei trasporti, un rettilario (un po' spartano) e l'acquario.
Abbiamo fatto la spesa. I supermercati sono rifornitissimi, il reparto macelleria è un vero e proprio Paradiso per gli amanti della carne.
Alla sera siamo tornati al solito ristorante e poi abbiamo fatto quattro passi. La città è davvero sicura e si può girare tranquillamente a piedi fino a tardi.

Tappa Nr. 6: Sossusvlei

8 agosto 2007

Dal Tolou's Lodge siamo partiti in direzione Sossusvlei per vedere il deserto della Namibia. Ormai le strade asfaltate sono un ricordo, si viaggia solo su terra battuta che, tutto sommato, non è male. Durante i nostri trasferimenti incontriamo spesso operai alla guida di gigantesche macchine (simili a spazzaneve) che spianano la strada. Ormai il cassone del pick-up è pieno di polvere, meno male che Gianni ha portato con se un po' di sacchetti dell'immondizie dove infiliamo i nostri zaini. La sabbia è diventata parte integrante dei nostri trasferimenti. Prima di entrare a Sossuslvei (è un parco e bisogna pagare l'ingresso) ci fermiamo a Sesriem per vedere un piccolo canyon (niente a che spartire con il Fish River Canyon). Il canyon è piccolo e si può scendere fino sul fondo per percorrerlo a piedi. Finita la visita al canyon siamo andati a Sossulvei. Ci siamo fermati alla mitica Duna 45, che si chiama così perchè si trova a 45 chilometri da Sesriem. Io e Luana siamo saliti in cima e abbiamo fatto delle foto. La duna è popolata da strani scarafaggi che corrono continuamente avanti e indietro. La sabbia è rossa e l'umidità è quasi assente. Prendendo tra le mani la sabbia non ne rimane attaccato nemmeno un granello sulla pelle. Si sta facendo tardi e decidiamo di raggiungere il lodge, il Kulala Wilderness Camp e rimandiamo a domani la visita completa alle dune di Sossusvlei. Il lodge si strova nella savana e prima di farci vedere i nostri alloggi ci fanno firmare un documento nel quale solleviamo i proprietari da qualsiasi responsabilità nel caso venissimo aggrediti dagli animali che popolano il territorio. La zona è famosa per il mitico scorpione namibiano. La bellissima ragazza che ci ha fatto firmare il documento si affretta a precisare che
in quella zona non vedono scorpioni da almeno sei mesi. Comunque il lodge è dotato di bombolette insetticide di ogni genere (mi domando se fanno effetto anche sullo scorpione namibiano) e di un segnalatore acustico in caso ci si trovi in pericolo (il segnalatore acustico altro non è che una bomboletta-tromba di quelle che si usano allo stadio). Per il resto il lodge è davvero di gran lusso, sembra un posto per ricconi in cerca di avventure comode. La cena si svolge su di un'unica grande tavolata dove tutti gli ospiti si ritrovano in quella che chiamano la family table. Vicino a me siedono un gruppo di italiani (quelli li trovi ovunque!!!). Dai loro modi e dai loro discorsi le mie sensazioni iniziali trovano conferma: il posto e proprio per ricconi in cerca di avventure comode. Il piatto forte della serata è uno stufato di orice piccante davvero delizioso. Luana sembra non gradire il piccante, quindi io e Alberto ci "sacrifichiamo" e mangiamo anche la sua parte. Si va a letto. Mi infilo sotto le coperte e sento un qualcosa di caldo e peloso tra le lenzuala. Dopo il documento che ci hanno fatto firmare e la storia degli
scoprioni namibiani (spero non sia uno scorpione perchè dalle dimensioni che riesco intuire dal breve contatto avuto deve essere qualcosa che non lascia scampo nemmeno ad un orice) mi faccio prendere dal panico e lancio un urlo. Gianni mi guarda atterito mentre io tolgo in tutta fretta coperte e lenzuola dal letto per vedere quello che c'è sotto. Mi trovo di fronte una innocua boule dell'acqua calda ricoperta di una strano panno peloso. Alla sera, mentre gli ospiti cenano il personale prepara le camere inserendo una boule nel letto. Detto per inciso: quella sera faceva veramente caldo e della boule non se ne sentiva proprio la necessità...

9 agosto 2007

Alla mattina sveglia alle 4.30 per visitare le dune di Sossusvlei (quelle che stanno oltre la duna 45). Ci presentiamo di buon'ora per cogliere la luce dell'alba. La strada che porta alle dune è asfaltata tranne che per l'ultimo tratto. L'ultima parte di strada è riservata ai 4x4. Decidiamo di proseguire con il nostro mezzo (nonostante ci siano le navette). Inseriamo le quattro ruote motrici, il blocco del differenziale e le ridotte. Dopo qualche centinaio di metri ci insabbiamo. Per fortuna abbiamo i mitici sacchetti delle immondizie di Gianni. Li infiliamo sotto le ruote per aumentare la presa e riusciamo a venirne fuori. Nel frattempo due ragazzi di Novara si sono insabbiati pure loro. Li aiutiamo a venirne fuori. Decidiamo di tornare indietro e di farci portare dalle navette. Sulla strada del ritorno incontriamo una coppia di ragazzi spagnoli che si sono anche loro insabbiati. Il loro caso è più disperato visto che il differenziale posteriore è completamente sommerso dalla sabbia. Togliamo la sabbia e con l'aiuto dei mitici sacchetti e delle nostre braccia riusciamo a tirare fuori anche loro. A questo punto giungiamo in prossimità del parcheggio dove si trovano le navette e dopo un po' di attesa ne prendiamo una che ci porta alle dune. Lo spettacolo è davvero bello. Qui, oltre agli scarafaggi, ci sono delle formiche rosse di dimensioni gigantesche. Il caldo si fa sentire ed è ora di prendere la strada che ci porta a Swakopmund. L'escursione a Sossusvlei meritava più tempo ma dobbiamo partire per evitare di trovarci in piena savana dopo il tramonto.

Tappa Nr. 5: Tolou's Lodge

7 agosto 2007

Siamo partiti da Aus alla buon'ora (come al solito) per dirigerci al Tolou's Lodge. La nostra meta sono le dune del deserto a Sossusvlei ma il tragitto da Aus era troppo lungo così (durante la pianificazione del tragitto in Italia) abbiamo previsto una sosta a questo lodge. In effetti il soggiorno al Tolou's Lodge è stata un'avventura davvero unica. Anzitutto il lodge è gestito da una coppia (marito e moglie) che possiamo definire non più giovanissimi.
Nonostante siano dei bianchi, da come ti raccontano del loro paese traspare un vero e proprio amore per la terra nella quale vivono. Discendenti di coloni tedeschi, sono ormai diventati dei veri e propri africani e credo che non baratterebbero per nulla al mondo il loro sperduto lodge in mezzo alla Namibia. Il marito, Jan, è un tipo davvero unico. Ha una strana macchina (che presumo sia stata costruita in casa) con la quale porta i turisti in cima alle dune di sabbia. Il mezzo sfida tutte le leggi della sicurazza stradale ma, in compenso, è in grado di portarti fino in cima alle dune. Se volete provare l'emozione di salire a tutta velocità sulle prime dune del deserto della Namibia dovete andare al Tolou's Lodge.
Jan è un Ferrarista sfegatato (non a caso il suo strano mezzo è dipinto tutto di rosso) e con gli italiani è molto cordiale e parla molto volentieri del campionato di Formula 1. Anche quando guida questa persona di circa settant'anni sembra un pilota sul circuito di Monza. Non vi dico quando sale sule dune!!! Si è pure insabbiato due volte ma, senza battere ciglio, ne è venuto fuori senza che gli venisse dato il minimo aiuto. Con un grande aplomb (oserei dire più da inglese che da tedesco) dopo il secondo insabbiamento ha detto: "Sorry for the wasting time". In cima alla duna abbiamo ammirato il tramonto e anche a Jan sono venuti gli occhi lucidi nel vedere la nostra emozione per quello spettacolo meraviglioso. Una brava persona e anche di gran cuore. Non ha la televisione e per vedere il campionato di Formula 1 deve andare nel paese vicino. Alla sera abbiamo guardato le stelle. Il cielo era stupendo e si potevano vedere le costellazioni fin quasi sulla linea dell'orizzonte. La Via Lattea era uno spettacolo unico. Anche qui il freddo alla sera si faceva sentire e per tutta la notte ha tirato
forte il vento.

Tappa Nr. 4: Aus

6 agosto 2007

Come al solito ci siamo svegliati presto e alla buon'ora siamo partiti da Ai-Ais per raggiungere Aus. La zona è famosa per i suoi cavalli selvaggi abbandonati dai coloni tedeschi. La temperatura sfiora i zero gradi e la gente del posto ci dice che siamo stati fortunati perchè in giornate come questa è anche possibile trovare la neve. a dire il vero non mi sarebbe dispiaciuto trovare la neve in Africa, un'esperienza davvero unica quella di poter raccontare di aver visto la neve al mese di agosto in Africa. Il punto di avvistamento dei cavalli è situato in mezzo ad una pianura. Per arrivarci occorre fare un breve tratto di strada sterrata molto accidentata. Nulla di proibitivo, per carità, ma occorre guidare con una certa prudenza. Appena giunti sul posto abbiamo visto arrivare una piccola mandria di cavalli al galoppo. E' bellissimo vedere questi cavalli selvaggi muoversi liberamente nella savana, il rumore dei loro zoccoli arriva alle nostre orecchie quasi ovattato e, incantati, li guardiamo andare via nella stessa direzione da dove erano arrivati.
Il lodge è davvero bello e si mangia bene. La stanchezza si fa sentire e il tempo non invoglia a stare in giro così questa sera decido di andare a letto presto (saranno circa le nove).

Dal diario di Gianni:
il viaggio è stato tranquillo, abbiamo visto gli springbok, una specie di piccola antilope, poi gli struzzi e i cavalli selvaggi vicino ad Aus. Non abbiamo pranzato se non qualche biscotto. Abbiamo visto il favoloso treno namibiano a nafta [..] La cena è stata ottima (non come ieri sera): passato di verdure, ottima carne di selvaggina, pollo al curry e un eccellente dolce con crema alla vanigla. Il vino è del Sudafrica e abbiamo degustato un ottimo Sangiovese. Sono le 21 e Renato sta già quasi dormendo. Si va letto con il cibo!!! C'è un tempo da lupi: piove tira un forte vento e fa freddo. Buona notte.

Tappa Nr. 3: Fish River Canyon


5 agosto 2007

Ci siamo alzati alle 6:30. Abbiamo fatto una colazione abbondante. In Namibia la prima colazione è alla tedesca per cui uova, bacon e salsicce sono sempre presenti. Siamo partiti da Keetmanshoop per dirigerci al Fish River Canyon. Sulla strada ci siamo fermati alla Naute Dam, una diga costruita tra il 1970 e il 1972 ed è la seconda diga pù grande della namibia con una capacità di 83 milioni di litri cubi. Da qui siamo andati al Fish River Canyon. Il canyon è lungo 160 kilometri e raggiunge i 550 metri di profondità. La leggenda narra che gli uomini decisero di eliminare il gigantesco serpente Koutein Kooru, che mangiava il loro bestiame. L'animale, strisciando per scappare alla collera degli uomini creò il canyon. In realtà il canyon è costituito da due spaccature, una scavata sul fondo dell'altra. La più antica (che raggiunge i 27 kilometri di ampiezza) è dovuta a movimenti tettonici avvenuti 350-120 milioni di anni fa. La seconda è opera del fiume dopo la glaciazione avvenuta due milioni di anni fa. La vista del canyon toglie il fiato, credo che le foto scattate e i video che abbiamo girato non siano in grado di trasmettere le sensazioni che abbiamo provato di fronte a quello spettacolo della natura. Siamo colpiti da un vento incessante, il sole è caldo ma la temperatura non passa mai i 26 gradi. Ai bordi del canyon vive una colonia di scoiattoli che, senza il minimo timore, si avvicinano a pochi passi da dove ci troviamo con grande curiosità. Alla sera abbiamo allogiato ad Ai-Ais, una località termale costruita ancora quando la Namibia era territorio Sudafricano. Il posto è bello, gli appartamenti dove abbiamo alloggiato sono enormi ma l'incuria regna sovrana. All'ingresso
del centro termale un cartello ci avverte che stanno rinnovando l'intero impianto e si scusano per eventuali disguidi. Il centro termale è bello (c'è anche una piscina con l'acqua calda che arriva dalle terme) ma, in effetti, necessita di un po' di manutenzione. Qui un babbuino è salito sul balcone dell'appartamento mio e di Gianni per poi entrare nell'appartamento di Luana e Alberto. Ho immortalato l'animale in una foto dove lo si vede scendere dal balcune aggrappato al canale di scolo della grondaia.
Alla sera abbiamo fatto il primo bucato e alla mattina era già tutto asciutto

Tappa Nr. 2: Keetmanshoop

4 agosto 2007

La nostra meta è il Fish River Canyon ma in un sol giorno è impossibile raggiungerlo, così abbiamo previsto una tappa a Keetmanshoop. La strada da Windhoek a Keetmanshoop è asfaltata e non presenta nessun pericolo. Nei pressi di un posto di blocco della polizia bisogna rallentare e attendere un loro segnale prima di ripartire.

Alla sera abbiamo mangiato in albergo. Io mi sono preso un bel Cordon Bleu davvero delizioso e molto grande (nulla a che vedere con quelli surgelati che ci sono dalle nostre parti). La cameriera di colore era davvero carina, molto simpatica e con un gran sorriso.

Dal diario di Gianni:
la cameriera è molto carina, si è anche prestata per una foto con tutti noi. Renato ha mostrato un debole... [ ] Sono le dieci di sera ma sembra mezzanotte. La cittadina è carina ma non affidabile, specie la sera. Dimenticavo: questa mattina abbiamo visto dei babbuini lungo la strada.

Tappa Nr. 1: arrivo a Windohek

3 agosto 2007

Siamo arrivati a Windhoek con un volo Air Namibia da Francoforte. Era incredibile vedere quanti tedeschi si imbarcavano per la Namibia ma, evidentemente, c'è ancora un certo feeling con la ex-colonia. Il volo con Air Namibia è stato impeccabile, il vettore africano è di prim'ordine. Abbiamo viaggiato su un Airbus nuovo di zecca e il servizio è stato ineccepibile. All'arrivo a Windhoek abbiamo cambiato subito gli euro in contanti che avevamo con i dollari namibiani. Il cambio lo abbiamo fatto direttamente alla banca che si trova nell'aereoprto appena usciti dalla zona del ritiro bagagli. Ci hanno consegnato un foglio dove era indicato l'importo cambiato, le commissioni pagate, nome della persona che ha effettuato il cambio e il suo numero del passaporto. Al ritorno, con questo foglio, è stato possibile presentarsi ad un altro ufficio cambi per cambiare i dollari avanzati in euro. Per 22 giorni abbiamo cambiato 1000 Euro a testa. In realtà il costo della vita in Namibia non è alto e abbiamo avanzato qualche dollaro. All'aereoporto ci attendeva una persona del noleggio auto che ci a portato in città per ritirare il pick-up. Dopo il tramonto, circa le sei di sera, è bene stare attenti quando si gira per Windhoek. Abbiano notato un gruppetto di ragazzini (avranno avuto circa dieci anni) dediti al borseggio e, quindi, abbiamo preferito andare a magiare e interrompere la nostra visita serale della città. Va detto che alla sera, a parte pub e ristoranti, non c'è molto da vedere in quanto i negozi chiudono dopo il tramonto. Siamo andati a mangiare da Joe's Beerhouse. Il posto è abbastanza grande ma conviene prenotare perchè alla sera è sempre pieno. E' un locale alla moda, qui si ritrova la gioventù (e non solo) di Windhoek. Se volete una serata a base di carne e musica e incontrare un sacco di gente questo è il posto ideale. Abbiamo mangiato carne grigliata di Zebra, Springbok (è una gazzella) e Orice (è un antilope). La carne di Zebra è un po' dura ma è comunque molto buona, lo springbok e l'orice sono invece superlativi. Qui abbiamo conosciuto un professore tedesco che è andato ad insegnare in Namibia con la sua compagna danese. Lui era originario di Norimberga. Quando me l'ha detto mi è tornato alla mente di quand'ero bambino e mio padre lavorava per la Grundig e in più di un'occasione io e mia madre l'abbiamo accompagnato in Germania. Ho un grande ricordo di Norimberga e del suo zoo.

Era così giunto a termine il mio primo giorno in Namibia. Stavo prendendo coscienza del fatto che per la prima volta nella mia vita era giunto in Africa. Stavo per visitare un paese straordinario abitato da gente straordinaria. Un paese cosmopolita, molto più moderno ed emancipato di quanto possiamo immaginare. Un paese dove diverse tribù si mescolano tra loro, dove i namibiani e i turisti diventano un tutt'uno con la natura che li circonda. Era il mio primo giorno di un'avventura straordinaria che sarebbe duranta per altri 21 giorni.

Raccolta Differenziata


Questa foto l'ho scattata nei pressi del Fisher River Canyon ed è un preciso segnale di grande civiltà. Per fare della raccolta differenziata basta riclicare e colorare dei bidoni usati ed avere tanta buona volontà. Quando i namibiani buttatono via del materiale metallico o del vetro sanno dove gettarlo. E da noi? Siamo sempre sicuri di gettare le nostre immondizie nel posto giusto?

Devo aggiungere che le grandi città della Namibia come Windhoek e Swakopmund sono tutte di una pulizia davvero invidiabile. Sui marciapiedi è possibile camminare tranquillamente, senza fare lo slalom tra i "ricordini" lasciati dai nostri amati amici a quattro zampe. E da noi? Come sono i marciapiedi della vostra città?

Inverno 2006

Era l'inverno del 2006 quando mio cugino Alberto mi propose, per l'estate seguente, un viaggio in Namibia. Nella vita ci sono occasioni che vanno prese al volo senza pensarci troppo perchè altrimenti rischi che non ti ricapitino più. Fu così che accettai l'invito per una vacanza davvero speciale, vissuta con tanta intensità e passione che mi è venuta l'idea di dedicargli un sito.

Il gruppo di viaggio comprendeva quattro persone: Renato (il sottoscritto), Alberto, Luana e Gianni, al quale dobbiamo uno speciale ringraziamento per aver ideato e oraganizzato questa bellissima avventura.

Per le descrizione dei luoghi visitati prenderò spunto dal diario di viaggio scritto da Gianni mentre le immagini pubblicate sono quanto di meglio ho potuto selezionare tra le miglialia di foto che abbiamo fatto un po' tutti noi.

Il titolo del Blog "Land of the Brave" si ispira all'inno nazionale della Namibia di cui pubblico anche il testo originale in inglese